venerdì 27 aprile 2012

La crescita italiana nel digitale


27 Aprile 2012

E' luogo comune pensare che il Belpaese sia molto arretrato in fatto di tecnologie ed innovazione. Ma una recente ricerca dell’Osservatorio New Media & New Internet del Politecnico di Milano ha messo in luce un fattore positivo da questo punto di vista: tutto ciò che riguarda il Web 2.0, concepito come possibilità di rimanere connessi con tutto il mondo, è in gran crescita in Italia.

Smartphone, tablet, social network costituiscono infatti i nuovi media digitali di tendenza, utilizzati sempre da un maggior numero di persone. Tutto ciò che concerne la mobilità quindi: non più utenti che si rintanano in casa per passare del tempo sui social network, ma rimanere informati sul mondo rimanendo cittadini dello stesso. "Andando quindi sempre di più ad abbattere le frontiere del digital divide".

Tutto ciò si ripercuote sulla nostra nazione in modo esponenziale: cambiano le redazioni giornalistiche, "costrette" ad approdare in Rete per non perdere il proprio monopolio sull'informazione; la gente si sente parte di un qualcosa di immenso, qual è il Web stesso; le nostre azioni diventano sempre più social, ovvero sentiamo il bisogno di condividere le nostre sensazioni con chi ci segue su qualche servizio, che sia Twitter o il famigerato Facebook.

Abbiamo gli strumenti necessari per rimanere informati su ciò che ci circonda, senza perdere il tempo ad andare a comprare il giornale. Forse qualcuno sarà legato alla tradizione, ma l'Italia sta dimostrando di poter andare nella direzione di tutti gli altri Paesi: l'innovazione.

Fonte: Geekissimo

Mattia Corrente

giovedì 26 aprile 2012

PULITZER 2012: L’ASSENZA DEI ROMANZI E LA PRESENZA DEL WEB

26 Aprile 2012
Resi  pubblici i nomi dei vincitori del premio Pulitzer 2012 o, come viene chiamato da alcuni, dell’oscar per il giornalismo.  A sorprendere sono state la mancata assegnazione del premio per la narrativa (il quale non riceveva un “No award” da 35 anni) e la duplice vittoria della rete. Per la categoria Fiction erano in lizza “Train Dream” di Denis Johnson, “Swamplandia” di Karen Russel e “The Pale King” di David Foster Wallace, ma nessuno dei tre autori finalisti è stato ritenuto meritevole di ricevere il 
premio da 10mila dollari.

 Per quanto riguarda la sezione giornalistica, invece, sia il premio Editorial Cartoning che quello National Reporting sono stati assegnati a giornali online. Il primo è andato a David Wood, giornalista dell’Huffington Post, per il suo repotage sui veterani di guerra americani. In dieci articoli, raccolti sotto il nome di “Beyond the Battlefield”,  Wood  indaga e analizza la vita dopo la guerra, il ritorno a quella che a volte diventa impossibile chiamare normalità. Tra mutilazioni e disagi sociali, il giornalista cerca di far emergere in che modo, con gli aiuti giusti, sia possibile rendere meno doloroso il reintegro dei soldati nella quotidianità. Arianna Huffington, fondatrice (nel 2005) del log vincitore , ha così commentato la vittoria: “Siamo davvero grati per questo premio, che rappresenta il culmine della carriera di David Wood e la conferma che il grande giornalismo si sta affermando in maniera vigorosa anche sul web”.

(David Wood)
Il secondo dei premi citati è andato invece a Matt Wuerkervignettista per il Politico. I lavori di Wuerker sono tutti ritratti satirici della situazione politico-economica statunitense. Sul sito Pulitzer.org le sue vignette sono state definite “consistently fresh, funny cartoons” (consistentemente fresche e divertenti). John Harris, executive editor del Politico.com (fondato nel 2007), orgoglioso del premio, ha così commentato: “He knows that politics is serious stuff,…but he also knows that   covering politics and telling the story of politics should be a hell of a lot of fun. Nobody’s having more fun in this business than Matt Wuerker”(Sa che la politica è una cosa seria, ma sa anche che accantonare la politica e raccontare la storia dei politici potrebbe essere molto più divertente. Nessuno nel suo lavoro si diverte di più  di Matt Wuerker).

(Matt Wuerker)
Il New York Times, dopo aver ritirato ben due premi quest’anno (quelli per le sezioni Explanatory Reporting e International Reporting), ha descritto la decisione della Columbia University come “un segno del cambiamento dei panorama dei media”. Non è la prima volta che una testata online riceve un oscar al giornalismo (era giù successo con ProPublica nel 2010 e nel 2011), ma di sicuro le recenti decisioni della giuria Pulitzer riconfermano un’apertura meritata verso il web che molti attendevano da tempo.

Maria Serena Ciaburri 

lunedì 23 aprile 2012

La voce del mondo

Per noi aprire,gestire e utilizzare i blog è davvero facile , ma non per tutti è cosi ! Infatti  non tutti hanno la fortuna di abitare in paesi dove la libertà di espressione è un diritto inviolabile .
E qui entra in scena Global Voices Onlineun progetto globale senza fini di lucro centrato sui citizen media, ideato presso il Berkman Center for Internet and Society della Harvard University (Boston, USA), gruppo accademico di ricerca sul rapporto tra Internet e società (dall'autunno 2008 Global Voices opera in maniera indipendente, registrato come ente non-profit in Olanda).

Global Voices ha l'obiettivo di aggregare, far conoscere e amplificare la conversazione globale che avviene online - mettendo in evidenza luoghi e persone che gli altri media spesso ignorano. Lavorano per sviluppare strumenti, istituzioni e relazioni onde consentire a tutte quelle voci di poter essere ascoltate ovunque.

Gli obbiettivi di questo progetto sono :
1) Richiamare l'attenzione sulle conversazioni più interessanti e sulle prospettive che emergono dai citizen media in tutto il mondo, segnalando testi, foto, podcast, video e altre forme di espressione alla portata dei cittadini di ogni parte del mondo.
2) Facilitare l'emergere di nuove voci attraverso la formazione, i corsi online e il ricorso a strumenti gratuiti e open source capaci di consentire a chiunque di esprimersi, utilizzandoli in maniera efficace e consapevole.
3) Difendere la libertà di espressione nel mondo e tutelare il diritto dei citizen journalist a raccontare eventi ed esprimere opinioni senza timore di persecuzioni o censure.
Global Voices Online ha anche avviato progetti per migliorare il loro servizio :
Global Voices Advocacy: programma per permettere alle persone di esprimersi laddove la loro voce online viene censurata.
Rising Voices: per dare voce a specifiche comunità marginalizzate grazie ai citizen media.
Progetto Lingua: le notizie di Global Voices vengono poi tradotte in oltre 18 lingue diverse da traduttori volontari.
Insomma Global Voices credono nella libertà d'espressione: nella difesa del diritto a parlare, e anche ad ascoltare, crediamo nell'accesso universale agli strumenti di discussione.              Puntando a quest'obiettivo, forniscono a chiunque voglia esprimersi i mezzi per farlo, e al tempo stesso offrono gli strumenti adatti a chiunque voglia prestare ascolto a queste voci.
se vuoi sostenerlo come facciamo noi vai qui :http://it.globalvoicesonline.org/about/aiutateci/


                                                                                                                                      Matteo Colombino

sabato 21 aprile 2012

Come il web ci cambia la mente

21 Aprile 2012

Avete mai riflettuto su quali conseguenze subiremo nel corso della rivoluzione digitale?
Vi siete mai chiesti se saremo più intelligenti o più stupidi, grazie al Web del futuro?

Ci ha riflettuto su il linguista Raffaele Simone, nel suo libro "La terza fase. Forme di sapere che stiamo perdendo". Lo ha intervistato Paola Rizzi in un articolo su metronews.it.

Quello su cui il professore si sofferma, è il cambiamento dei contenuti che il nostro cervello (e la nostra curiosità) acquisisce. Ovvero, si è passati dal leggere interi libri, "pochi ma buoni", ad avere oggi tutto il necessario sul web per informarsi ed imparare. Ma in quest'ultimo caso quello che facciamo è leggere piccoli articoli, dissolvere quindi più facilmente la concentrazione e di conseguenza anche la memoria.

"Stiamo guadagnando in velocità delle operazioni e ampiezza dei riferimenti a cui possiamo accedere...Si perde il concetto di autorevolezza e di garanzia delle fonti."

Con queste parole, denigra il concetto di "opera collettiva", perchè non garantita, non controllata.

Potendo dare una mia opinione personale, l'"opera collettiva" è sì rischiosa, ma porta notevoli vantaggi quali: la possibilità di confrontarsi ed arrivare ad una conclusione equa, l'ampiezza maggiore della ricerca delle fonti, la possibilità di divulgare facilmente e gratuitamente a tutti la conoscenza.

Quello che ha di veramente interessante questo articolo è la riflessione su come la nostra mente stia cambiando. Ci siamo abituati a digitare sui motori di ricerca le parole di cui non conosciamo il significato, le informazioni che vogliamo conoscere in tempo reale o il luogo che vogliamo visitare.

Si è persa sicuramente una tradizionale visione della conoscenza, vista come lettura di libri riguardanti un argomento specifico, ma si è guadagnata un più ampio spettro di informazioni (da verificare ovviamente), che grazie a collegamenti vari ci portano ad essere più propensi a conoscere piuttosto che a memorizzare.

A questo proposito vorrei invitarvi a rispondere ad un sondaggio sull'argomento, che trovate in homepage sulla sinistra.


Mattia Corrente

giovedì 19 aprile 2012

Il buon giornalismo a 99 cents


Kickstarter è una piattaforma online che offre la possibilità agli utenti di condividere con altri le proprie idee progettuali e di raccogliere fondi per realizzarle. La forza della piattaforma si basa sulla pubblicizzazione dell’idea che si vuole realizzare e lo stabilimento di un range di tempo massimo nel quale è possibile raccogliere online fondi per il raggiungimento del budget prefissato.   
Tra i tanti progetti nati grazie alla vetrina Kickstarter se ne distingue uno particolarmente interessante: MATTER. I suoi creatori sono Bobbie Johnson e Jim Giles, due reporters freelance impegnati in testate come Wired UK e The Guardian (il primo) e il New York Times e New Scientist (il secondo). Lavorando in  ambienti così stimolanti, i due giornalisti  vivono costantemente sulla loro pelle la crisi della carta stampata e la progressiva riduzione di “meaty news” (notizie sostanziose). Indagando nel loro ambiente,  si accorgono di non essere i soli a vedere del potenziale nella rete Internet e a volere dal giornalismo (e da se stessi) qualcosa in più. Preoccupati che la pubblicità che sostiene i giornali stia assumendo il ruolo da protagonista che spetta di diritto alle notizie, optano per un ritorno alla purezza del “long-form journalism”, ma in maniera del tutto innovativa.
Bobbie e Jim sono convinti del fatto che “il mondo sia pieno di storie, storie sulla scienza, la tecnologia, l’economia, l’ambiente e il futuro, ma che alcune di queste non vengano dette” in quanto il giornalismo è costretto da leggi economiche sempre più pressanti. Ed ecco l’idea: perché non rendere disponibili queste storie direttamente in rete, creando un giornalismo di qualità autofinanziato? Il progetto, che ha preso il nome di Matter, prevede che ogni settimana venga pubblicata online, da parte di giornalisti esperti, “Just one unmissable story” ("una sola imperdibile storia"), curata nei minimi dettagli, su temi scientifici, tecnologici o su argomenti normalmente tralasciati. 
"Stiamo costruendo Matter per i lettori, non per i pubblicitari," sostengono Bobbie e Jim, "il buon giornalismo non è economico: richiede tempo e soldi affinchè i grandi reporters facciano del loro meglio. Questo significa che dobbiamo pagare. Ma non molto: circa 99 cents a storia. E' un esperimento per vedere se il giornalismo indipendente, fatto bene, può colmare il vuoto lasciato dai mezzi di comunicazione tradizionali".
(Bobbie Johnson)
Ma il progetto, oltre al denaro necessario per autosostenersi, ha bisogno di fondi iniziali per autogenerarsi, fondi che però mancano ai due giornalisti freelance. Così, afferma Jim Giles, si sono chiesti: what we can do rather than sit back and complain, to fix this?” ("Che cosa possiamo fare, invece che restare seduti e lamentarci, per risolvere tutto questo?"). Ebbene, i due hanno proposto il loro progetto sulla piattaforma Kickstarter, presentando Matter come la possibilità di ottenere del buon giornalismo, con la sola garanzia dei loro curricula e con la speranza che accompagna ogni idea nascente.

Bobbie e Jim, prefissandosi un target di $ 50 000 da raggiungere in un mese, sono stati felici (e increduli) di  aver raggiunto l'obiettivo in sole 38 ore. Le donazioni sono continuate e il 24 Marzo scorso i due reporters hanno raccolto la cifra finale di $ 140,201, dichiarando sulla piattaforma Kickstarter: "La risposta avura da tutti voi lì fuori è andata ben oltre i nostri sogni più impensabili".
Nata come una necessità ristretta, avvertita solo in ambito giornalistico, Matter si è così rivelata un'esigenza comune, avvertita da una buona fetta della popolazione stanca di un'informazione poco informativa.  A firmare gli articoli targati Matter al fianco di Bobbie e Jim ci sono esperti del settore con background molto solidi: dal New Yorker al National Geographic e dal Washington Post  all’Economist.
"Non stiamo dicendo che questa sia un'enorme rivoluzione che sta cambiando l'universo", affermano i due reporters, "ma pensiamo che ci sia abbastanza mercato per quello che stiamo facendo... Pensiamo di poter fornire il supporto che serve e di poterlo fare in un modo che forse potrà in piccola parte aiutare il giornalismo, forse possiamo aiutare le persone a pensare un pò più in grande su come possono produrre materiale in futuro."

Maria Serena Ciaburri



martedì 17 aprile 2012

Treat or Trick ?


ogni domenica il giornale La Stampa dedica la sua ultima pagina a notizie scalzate dall'attualità e da altre storie, ma molte (fidatevi) meritano una seconda chance , come questa che ho letto la scorsa domenica


Londra, hacker ragazzino beffa l'antiterrorismo


Il capo del team poison, avvelenatori di computer, è un ragazzino di 17 anni, un inglese musulmano che si fa chiamare TriCk (trucco).La sua squadra di hacker è fatta da minorenni e il loro obiettivo è aggredire i palazzi del potere.
<<Non esiste un governo che ci possa fermare>>.
Hanno attaccato la Nato, Facebook e la English Defence League.
Si intrufolano, bloccano i programmi, portano via file, poi fanno i bulli su YouTube. Si filmano incappuciati. Non è uno scherzo, è una cosa che fa sempre più paura.Sfidano il mondo con le armi del terzo millenio.
L'ultimo bersaglio è stata la linea calda dei servizi britannici contro il terrorismo.
Paralizzata per 24 ore.




Trick ha fatto anche lo smergiasso con i giornali <<Per fregarli basta essere esperti di phreaking>>.
Una crasi pericolosa che mette assieme telephone e freak (persona bizzara), una sorta di peste da geek.
Significa: manipolare un sistema telefonico.
<<Un gioco da ragazzi>> che inquieta gli adulti.
Scotland Yard prima ha precisato, che nessun sistema interno è stato violato, che nessuna informazione sensibile è stata carpita, poi è andata a prendere TriCk a casa e l'ha portato in galera.
Non si è più bambini quando si gioca così. E anche la polizia adesso sa come catturare i fantasmi.


                                                                                                                                         Andrea Malaguti
                                                                                                              La Stampa, 15 aprile 2012, Torino



Qui potete trovare qualche informazione in più su questi "compagni di merende"
http://www.securitynewsdaily.com/1727-team-poison-hackers-taunt-uk-anti-terrorism-agency.html
http://www.freedominfonetwork.org/profiles/blogs/team-poison-hackers-claim-to-have-recorded-anti-terrorist-hotline
http://www.v3.co.uk/v3-uk/news/2167934/team-poison-hackers-threaten-authorities-leaders-arrest
mi dispiace ma ho solo trovato siti in inglese , in italiano non si trova nulla ...
Comunque per chi vorrebbe notizie direttamente dalla fonte, il leader del gruppo ha un account Twitter (https://twitter.com/#!/_teamp0ison) anche se dubito che adesso in carcere gli daranno la possibiltà di usarlo...


                                                                                                                                      Matteo Colombino

sabato 14 aprile 2012

Anche le foto possono denunciare

L'informazione può essere trasmessa anche attraverso le immagini ?
Ebbene si ! Un esempio di ciò è il grande fotoreporter Steve McCurry, che si è distinto particolarmente dai suoi colleghi, non soltanto per le sue foto, ma per le imprese da lui sostenute .


La sua carriera è stata lanciata quando, travestito con abiti tradizionali, ha attraversato il confine tra il Pakistan e l'Afghanistan, controllato dai ribelli poco prima dell'invasione russa.
Quando tornò indietro, portò con sé rotoli di pellicola cuciti tra i vestiti.
Quelle immagini, che sono state pubblicate in tutto il mondo, sono state tra le prime a mostrare il conflitto al mondo intero.



Il suo servizio ha vinto la Robert Capa Gold Medal for Best Photographic Reporting from Abroad, un premio assegnato a fotografi che si sono distinti per eccezionale coraggio e per le loro imprese.
McCurry ha poi continuato a fotografare i conflitti internazionali, tra cui le guerre in Iran-Iraq, a Beirut, in Cambogia, nelle Filippine, in Afghanistan e la Guerra del Golfo.
Il lavoro di McCurry è stato descritto nelle riviste di tutto il mondo e contribuisce sovente al National Geographic Magazine.
McCurry è membro della Magnum Photos dal 1986.
Egli è il destinatario di numerosi premi, tra cui il Magazine Photographer of the Year, assegnato dalla National Press Photographers’ Association.
Lo stesso anno ha vinto per il quarto anno consecutivo il primo premio al concorso World Press Photo Contest. Ha vinto inoltre l'Olivier Rebbot Memorial Award per due volte.
McCurry si concentra sulle conseguenze umane della guerra, mostrando non solo quello che la guerra imprime al paesaggio ma, piuttosto, sul volto umano.
Egli è guidato da una curiosità innata e dal senso di meraviglia circa il mondo e tutti coloro che lo abitano, ed ha una straordinaria capacità di attraversare i confini della lingua e della cultura per catturare storie di esperienza umana.

"La maggior parte delle mie foto è radicata nella gente. Cerco il momento in cui si affaccia l'anima più genuina, in cui l'esperienza s'imprime sul volto di una persona. Cerco di trasmettere ciò che può essere una persona colta in un contesto più ampio che potremmo chiamare la condizione umana. Voglio trasmettere il senso viscerale della bellezza e della meraviglia che ho trovato di fronte a me, durante i miei viaggi, quando la sorpresa dell'essere estraneo si mescola alla gioia della familiarità".

A roma è stata allestita una mostra dedicata a questo grande personaggio che raccoglie oltre 200 fotografie selezionate dal suo vasto repertorio frutto di oltre 30 anni di straordinaria carriera di fotografo e di reporter  ( ci sono stato , una bellissima mostra !!!)

Ma per chi non riesce ad andarci, sul sito ufficiale di Steve McCurry si possono vedere tutte le sue fotografie comodamente dal computer , anche se per esperienza posso dire che vederle dal vivo nella mostra sono ancora più incredibili e toccanti  .

Link:
Per vedere le foto : http://stevemccurry.com/
Altre notizie su Steve McCurry: http://it.wikipedia.org/wiki/Steve_McCurry;                                                             http://www.lucidistorte.it/blog/fotografia/i-grandi-fotografi-steve-mccurry/;
Informazioni per la mostra : http://www.stevemccurryroma.it/home.php

consiglio anche questo sito che collega  gli argomenti della fotografia e  della informazione : http://www.fotoinfo.net/






                                                                                                                                      Matteo Colombino


venerdì 13 aprile 2012

Youtube lancia "shows" in Italia e cresce come Web-Tv

13 Aprile 2012
Da pochi giorni è disponibile anche in Italia il servizio di Youtube denominato "Shows", lanciato già da ben due anni in USA.


In un momento della storia di Internet, in cui si discute tanto della legalità di servizi web che permettono di non pagare nulla e fruire contenuti (quali video, serie tv, film ecc..), Youtube lancia anche nel Bel Paese l'opportunità di guardare online e in maniera completamente gratuita serie tv, cartoni animati e show televisivi. 

Anche se i video a disposizione dell'utente non sono ancora così numerosi, è un passo avanti su una liberalizzazione dei contenuti per l' entertainment gratuito online. Tra questi è degno di nota il programma di Maurizio Crozza, che conduce "Italialand" su La7, ma non mancano contenuti anche per i più piccoli e per chi ama i documentari e lo sport.

Una piattaforma multimediale quindi, che si unisce alla vasta gamma di video che BigG già offre. Ma non va dimenticato che non mancano neanche contenuti in streaming live sul Tubo, che ci permette dunque di seguire eventi in diretta sia sportivi (un esempio è la trasmissione dell' America's Cup di Napoli 2012), sia per videogiocatori e curiosi di news internazionali.

E' interessante sapere che il web ci offre tante opportunità di fruire di contenuti multimediali totalmente gratuiti (non è infatti necessaria alcuna registrazione al sito di Youtube), e nel pieno rispetto della legge italiana, tra le più restrittive in materia di copyright.


Fonte: Link


Mattia Corrente




giovedì 12 aprile 2012

GOOGLE ART PROJECT

 

“Over 150 collections from 40 countries at your fingertips..”


Google Art Project è una piattaforma online che raccoglie 30 000 opere d’arte provenienti dai più grandi musei di tutto il mondo. Partito nel 2009 da una catalogazione online dei maggiori capolavori del museo El Prado di Madrid, il progetto si è evoluto due anni dopo in una raccolta artistica dal respiro internazionale che ad oggi contiene le 150  collezioni musei come il Moma di New York, il Museu de Arte Moderna di San Paolo in Brasile e la National Gallery of Modern Art di Nuova Delhi in India.


Con una tecnologia che ricalca quella già utilizzata per Google Street View, Google Art Project offre la possibilità di accedere alle sale dei musei in qualsiasi ora del giorno e della notte a costo zero. Niente più code per la biglietteria, sale colme di persone o barriere architettoniche: basta un account Google gratuito. Si ha così l'occasione di avvicinarsi digitalmente all’opera, ingrandire dettagli e scoprire notizie sul capolavoro e sull’autore. Google Art Project, infatti, permette all’utente di documentarsi su ciò che sta guardando (con testi scritti e video da Youtube direttamente caricati dal museo di provenienza), di esprimere commenti e opinioni e di raccogliere i quadri più significativi in una galleria personale. 46 delle opere più importanti contenute nei musei virtuali sono state fotografate con la tecnologia Gigapixel, la quale permette di ottenere foto ad una risoluzione incredibilmente alta. E’ possibile, infatti, misurare le spesse pennellate della “Notte stellata” di Van Gogh, guardare negli occhi la Venere di Botticelli o perdersi tra la folla del “Ballo al Moulin de la Galette” di Renoir.

(Dettaglio con tecnologia Gigapixel-Notte Stellata-Vincent Van Gogh) 

Per volere di Barack e Michelle Obama,  le tecnologie Google sono arrivate fino a Washington per garantire un tour virtuale di uno dei più famosi monumenti della storia americana: la Casa Bianca.  Sono state aperte al pubblico virtuale le sezioni dell’edificio normalmente aperte al pubblico ed in più sono state fotografate alcune opere particolarmente importanti, tra cui il ritratto di George Washington (in Gigapixel).


Aprile sono entrati a far parte della famiglia Art Project i Musei Capitolini di Roma, i quali rappresentano, insieme alla galleria fiorentina degli Uffizi, gli unici membri italiani partecipanti al progetto. Dino Gasperini, assessore alle politiche culturali e centro storico della capitale, ha così commento l’entrata romana nel progetto: “vedere le opere al computer non può, ovviamente, sostituire la visione dal vero, né d’altronde ha questa pretesa, ma può offrire degli strumenti che consentono di valorizzare la fruizione stessa. Dettagli  non visibili ad occhio nudo, possono qui essere ingranditi e indagati, consentendo molteplici e nuove letture delle opere”.

La visione digitale e quella ad occhio nudo non possono essere quindi paragonate, in quanto portatrici di benefici differenti. Se la prima, infatti, porta con sè l’emozione della prima visione di una tela, l’atmosfera di una sala e l’apprezzamento delle effettive dimensioni dell’opera, la seconda consente una maggiore vicinanza e “intimità” con questa, non ponendo vincoli di tempo e di accessibilità.

 Il Google Art Project non rappresenta una sostituzione, ma una ulteriore opportunità per avvicinare e comprendere l’arte.

Maria Serena Ciaburri 


sabato 7 aprile 2012

Anonymous vs il "vile" governo cinese

7 Aprile 2012

Come abbiamo detto in un precedente post, l'informazione non è equamente libera in tutto il mondo.

Ancora a proposito delle restrizioni del governo cinese, negli ultimi giorni il gruppo "hacktivista" Anonymous ha oscurato ben 300 siti cinesi. Rivendica questo atto "Anonymous China" attraverso il suo canale twitter (social network oscurato in Cina, ma accessibile attraverso le Virtual Private Networks - VPNs).

Per chi non avesse mai sentito parlare di questo gruppo, il video seguente ve lo farà conoscere attraverso un esponente che è stato intervistato alle "Iene":





Anonymous non è un gruppo ristretto di persone con conoscenze informatiche di alti livelli, anzi! Nei loro annunci infatti specificano che Anonymous siamo tutti noi, ovvero tutti possiamo dare una mano alle loro iniziative.

Per alcuni potrebbero risultare degli ideali anarchici, scomodi.. Ad altri invece andrebbe a genio unirsi a questo gruppo che risulta molto attivo negli ultimi tempi. E' l'attualità a scandire le azioni di Anonymous, insieme con le opinioni della gente comune che vuole chiarezza su tutto.

"Caro governo cinese non sei infallibile, oggi vengono piratati i tuoi siti Internet, domani sarà il tuo vile regime a cadere". (Anonymous sui siti oscurati)


Se avete una vostra opinione a riguardo vi invito a commentare il post. Nasceranno dei pareri sicuramente contrastanti, ma è dalle discussioni che spesso si vedono i risultati.

Colgo inoltre l'occasione per augurarvi una buona Pasqua a tutti voi!


Mattia Corrente




Fonte: Link

Al governo cinese non piacciono le cipolle


Da poco sono venuto a conoscenza che il 4 aprile 2012 è stato bloccato dal governo cinese il servizio di anonimato garantito da The Tor Project , ma che cos'è The Tor Project e perchè la cina ha voluto eliminarlo ?

The Tor Project (o più comunemente Tor) è una rete libera gestita da volontari che nasconde percorsi degli utenti, l'utilizzo di sorveglianza e di analisi del traffico.In sostanza, fornisce anonimato online per chi vuole.



                                                                                 (il logo di Tor : la cipolla)

Utenti Tor possono inviare mail e messaggi istantanei, siti web surf e contenuti on-line  senza che nessuno sappia chi o dove sono.
Di conseguenza, è ampiamente riconosciuta come un importante strumento per la libertà di espressione.

É chiaramente una preoccupazione per i regimi autoritari che vogliono controllare e limitare l'accesso dei loro cittadini al mondo esterno.
Il più grande e più potente di questi è la Cina, il governo  gestisce un firewall che nega ai suoi cittadini l'accesso online al mondo esterno.

Non sorprende allora che il Grande Firewall della Cina blocchi l'accesso alla rete Tor.
Quindi una domanda interessante è come questa censura funziona e come potrebbe essere aggirata.

Oggi, Philipp Winter e Stefan Lindskog presso la Karlstad University, in Svezia fornire una risposta.

Questi ragazzi hanno condotto un'analisi completa del modo in cui il Grande Firewall della Cina blocchi Tor e come tali misure possano essere raggirate.

In primo luogo, un po 'di background su Tor.
Immaginiamo un utente fittizio di nome Alice.
Per usare la rete Tor, Alice deve prima scaricare il pacchetto software gratuito.

Questo software crittografa la comunicazione online di Alice e lo invia a un server Tor chiamato un entry relay, che dirige poi in modo casuale attraverso una rete di relay Tor gestite da volontari di tutto il mondo.
Chiunque riceva informazioni da Alice può seguire il messaggio  solo all'ultimo server Tor.

Inoltre, poiché l'indirizzo Internet del mittente e del destinatario sono criptati mentre sono in rete, un intercettatore non può dire chi ha inviato un messaggio o dove sta andando.

Il modo più ovvio per la Cina per impedire l'accesso a Tor è quello di bloccare l'accesso dall'interno del paese per gli entry relays.
Questo è facile perché gli entry relays sono quotati in borsa, e, anzi, il Grande Firewall della Cina fa esattamente questo.

Tuttavia, in previsione di questa tattica, la rete Tor opera sempre un numero di entry relays senza pubblicarne i dati.
Questi sono molto più difficili da bloccare e possono essere facilmente cambiati.

Il guaio è che il Grande Firewall della Cina sembra aver trovato un modo per rilevare e bloccare questi segreti entry relays.

Ora Winter e Lindskog pensano di aver trovato una soluzione.
Il trucco è stato quello di creare la propria segreta entry relay e cercare di connettersi ad esso dall'interno della Cina (pensato su un precedente tetativo di Tim Wilde al Team Cymru).

Il software Tor che utilizza Alice deve collegarsi con qualsiasi relay Tor entra in contatto utilizzando un apposito protocollo handshake.
Questo protocollo contiene sequenze uniche di codice.

Winter e Lindskog dicono che il firewall utilizzi un'approfondita ispezione dei pattern per cercare il codice in tutte le comunicazioni in uscita.
Se lo trova, assume un potenziale collegamento Tor.
Si tenta quindi di creare una propria connessione.
Se funziona, il firewall blocca poi il futuro accesso a questo indirizzo IP.

Incredibilmente, Winter e Lindskog hanno scoperto i dettagli di come il deep packet inspection funzioni.

Ancora più impressionante, questi ragazzi hanno usato il servizio di ricerca inversa DNS di Google per capire chi sembra essere dietro a questa censura.
L'evidenza indica con forza a due delle maggiori società cinesi di telecomunicazioni: China Telecom e China Unicom.

Entrambe queste organizzazioni sono di proprietà del governo e chiaramente ben posizionate per gestire un firewall di queste dimensioni.

Allora, cosa fare?

Con la loro nuova conoscenza di come il Grande Firewall della Cina lavori, Winter e Lindskog suggeriscono una serie di strategie che gli utenti Tor potrebbe sfruttare per batterlo.

Un'idea è la frammentazione del pacchetto ,dividere i pacchetti per confondere il sistema di ispezione dei pacchetti in modo che non può facilmente trovare e bloccare i relays segreti.

Tuttavia, si basa su tutti gli utenti che utilizzano la frammentazione del pacchetto Tor.
Un singolo utente che si connette a un entry segreto nel modo convenzionale consentene alle autorità di bloccarlo.

Forse la strada più promettente è uno strumento in fase di sviluppo chiamato Obfsproxy.
Questo mimetizza il traffico Tor, facendolo apparire come qualcosa di diverso, come ad esempio il traffico Skype.

La Cina è chiaramente preoccupata per questo approccio.
Il Grande Firewall della Cina blocca tutti i relays attualmente pubblicati progettati per usare Obfsproxy.
Tuttavia, Winter e Lindskog hanno creato un Obfsproxy relay privato in Svezia e sono riusciti a collegarsi ad esso con successo dall'interno della Cina.
"Abbiamo avviato diverse connessioni per diverse ore ed è sempre riuscito a stabilire un circuito Tor", dicono.

Questo sembra dimostrare che il sistema di ispezione dei pacchetti non riesce a individuare gli Obfsproxy relay privati, si direbbe un percorso promettente.

Il motivo principale per cui il Grande Firewall è in grado di rilevare il traffico Tor è che è facilmente distinguibile da altri tipi di traffico Internet.
"E 'fondamentale che tale distinguibilità sia ridotta al minimo," concludono Inverno e Lindskog.

C'è una questione più ampia, naturalmente.
Perché Tor è un'organizzazione aperta e trasparente, questo tipo di discussioni sul modo migliore per aggirare il firewall cinese, inevitabilmente si svolgono in pubblico, in piena vista delle autorità cinesi.

La semplice pubblicazione della carta di Winter e Lindskog dà alle autorità cinesi visione completa delle tecniche di questi ragazzi usate per capire  come il firewall funzioni.

Gli analisti di sicurezza e gli sviluppatori che stanno dietro Tor sono fortemente tentati di nascondere le loro deliberazioni e proteggere il loro futuro lavoro dietro un velo impenetrabile di segretezza.

Questo deve essere contrastato.

Questi tipi di discussione aperta sembrano un pò come combattere con una mano legata dietro la schiena.

Ma sicuramente questo è il prezzo della libertà.




                                                                                                                                      Matteo Colombino



Fonti :
http://www.technologyreview.com/blog/arxiv/27697/
http://arxiv.org/abs/1204.0447
http://www.ossblog.it/post/5922/la-cina-blocca-anche-i-bridge-di-tor

giovedì 5 aprile 2012

FIDARSI E' BENE NON FIDARSI E' MEGLIO !?

Questo video, intitolato “Kony 2012” è stato caricato su internet agli inizi di Marzo e ha ricevuto in poche settimane milioni di visualizzazioni. Sono bastati infatti pochi tweet (tra i quali quelli di Oprah e Rihanna) per farlo rimbalzare da un capo all’altro della rete e far avere alla questione una risonanza mondiale. 


Il video/documentario (convincente e di ottima qualità) è stato realizzato da Jason Russel, uno dei fondatori (nel 2004) dell’associazione “Invisible Children”. L’associazione in questione nasce con lo scopo di far conoscere a tutti Joseph Kony, guerrigliero ugandese leader del movimento Lord’s Resistance Army. Quest’uomo è ricercato perché ritenuto responsabile del rapimento di migliaia di bambini, violentemente sottratti alle famiglie per entrare a far parte del suo esercito.


Il video narra di un padre coraggioso che racconta la storia di    
Kony al figlioletto biondo nella speranza di sensibilizzare lui e tutti i fruitori di Internet interessati alla vicenda. Ma l’informazione non è l’unico fine del documentario. Russel si propone (con un’azione che rimanda vagamente alle scene finali del film “ V per vendetta”) di attuare una manifestazione globale contro il guerrigliero ugandese e costringere il governo USA ad un’azione diretta. Invisible Children, infatti, mette a disposizione di tutti (alla modica cifra di 30 dollari) l’ “action kit”, una valigetta contenente manifesti, adesivi e volantini da
affiggere in tutte le città del mondo la notte del 20 Aprile.

Dopo una settimana di adesioni a gruppi facebook, tweet, condivisioni e articoli sulla vicenda, si è scoperto che il documentario è una bufala. Alcuni sostengono, infatti, che la storia di Kony sia vecchia di almeno dieci anni e che l’odierna situazione ugandese non sia affatto quella descritta dal video. Attualmente, infatti, il leader della LRA non sarebbe neanche nel suo paese d’origine.   

La libertà di Internet implica la possibilità di diffondere notizie false o, come in questo caso, parzialmente vere. La visibilità illimitata e la distribuzione capillare del web sono fattori che fanno naturalmente gola a molti, per questo rimane a discrezione dell’utente se credere o meno ai contenuti Internet.                         

Il credere incondizionatamente a tutto quello immesso in rete è un errore che distingue il pesce preso all’amo da un pescatore consapevole. 



lunedì 2 aprile 2012

WikiLeaks e la democrazia nascosta..

2 Aprile 2012
La nascita di Internet ha permesso la creazione di gruppi "isolati" dal resto del mondo per ideali e convinzioni, ma allo stesso tempo uniti geograficamente grazie alla potenza e alla diffusione del Web.


Uno di questi, e senza dubbio il più popolare negli ultimi tempi, è quello che va sotto il nome di WikiLeaks (dall'inglese "leak", "perdita", "fuga [di notizie]"). Il suo scopo è proprio quello di diffondere notizie che di norma dovrebbero rimanere Top Secret, ovvero quelle coperte da segreto di Stato, militare ecc.. Per quest'obiettivo c'era quindi bisogno di una base solida ed allo stesso tempo cifrata perfettamente, e quale miglior mezzo di diffusione se non Internet? 

L'obiettivo di WikiLeaks è di monumentale importanza, perchè permette alle persone comuni di conoscere segreti che potrebbero compromettere la fiducia che queste ripongono in chi le governa. In sostanza crea la giusta democrazia che dovrebbe esserci in uno Stato libero, ma che la garantisce solo in parte, nascondendo i propri interessi. "Il sito WikiLeaks impasta le nostre vite con il retroscena dei grandi fatti della nostra epoca, quelli più controversi, quelli negati dal segreto di stato." 

Ultimamente però, questa fuga di informazioni è stata condannata dai potenti, che stanno cercando in tutti i modi di interromperla, processando tra gli altri l'esponente più noto del gruppo, Julian Assange. Questo tipo di atteggiamento fa intendere che i segreti da svelare sono veramente tanti, e non sono finiti. Per questo la comunità è ancora unita e solida, grazie soprattutto alla facilità di diffusione di informazioni nel Web 2.0.

"Senza Internet WikiLeaks non ci sarebbe!" Enrico Menduni (Relazione di “Sette interrogativi su WikiLeaks. Incontro di studio”, Roma, 27 gennaio 2011)

Link: Relazione

Autore: Mattia Corrente

domenica 1 aprile 2012

GaGa, la regina di Twitter e L.A.


Twitter, per Lady Gaga 20 mln di follower e per i manager...

Su Twitter per ogni utente che scrive ce ne sono 5 che leggono: questo apre uno spazio informativo per le aziende che hanno qualcosa da dire.
Farà sorridere, ma Lady Gaga è la prima utente di Twitter ad aver raggiunto i 20 milioni di follower. Il che non è una notizia da poco per quei manager che si stanno sforzando di immaginare forme di relazione e comunicazione con i propri clienti e prospect in un contesto che appare, ad uno sguardo superficiale, anarchico come i social media.

La reazione che hanno alcune aziende può essere infatti scomposta: Procter & Gamble ha dichiarato di abbattere i propri sforzi sui media tradizionali, anche con una riduzione significativa dell'organico e non solo del budget, per concentrarsi sui social ed il linguaggio e le tecniche da adottare sono ben diversi e decisamente sfidanti.
La scorsa estate il Comune di Los Angeles ha dovuto impedire l'accesso alle proprie tangenziali per un'intera giornata ed uno dei canali di comunicazione che ha utilizzato è stato chiedere proprio a Lady Gaga e ad Ashton Kutscher, ex marito di Demi Moore, di "twittare" la cosa.
Che questi soggetti - e, in modo più prosaico, coloro che aggregano audience sulle piattaforme social - siano nuovi media non può che essere un dato da cui non si può prescindere man mano che il consumo dell'informazione assume toni più personalizzati e più sociali e, in un'unica  parola, più liquidi.

                                                                                                                                   


Dopo il lavoro fatto da Fiorello anche in Italia, si è aperta una finestra temporale nella quale su Twitter è cresciuta la domanda di contenuti cui ancora non corrisponde un'adeguata offerta e qui nasce uno spazio per le imprese di accreditare le proprie competenze con iniziative appropriate e che rispettino il codice dello strumento.
Un codice diverso da quello di Facebook, meno legato all'intrattenimento e più pertinente al content marketing, a "raccontare una storia" che rappresenti la visione che l'azienda ha della reason why cui i propri prodotti, i propri servizi, soprattutto il proprio posizionamento mirano ad assolvere.
E' una finestra temporale non infinita: la sfida che le dotcom pongono in questo senso alle imprese tradizionali è aperta.
Chi ha più filo da tessere, lo faccia ed avrà un canale di comunicazione diretto, efficace e conveniente.



                                                                                                                                      Matteo Colombino